Atti per Orientamenti 2010-20

Parto dalla consapevolezza che il compito educativo, nella pratica della pastorale giovanile, è già un vostro impegno e servizio, non qualcosa a cui dobbiate essere introdotti. A ciò si aggiunga la consapevolezza che nell’ambito educativo in generale, in particolare per il mondo giovanile di questo tempo, tale compito non è qualcosa di appreso una volta per tutte. Non mi stupirei se qualcuno di voi mi dicesse che ci sono momenti in cui ci si sente come chi non abbia mai svolto attività educativa o pastorale giovanile. La vostra condizione di formatori e responsabili è fatta dunque di esperienza più o meno collaudata e di sempre continuo inizio, perfino quasi come se fosse la prima volta.
Si deve anche osservare che parlare genericamente di mondo giovanile è approssimativo e alla fi ne inadeguato, poiché diverse sono le fasi che la fascia giovanile abbraccia e differenti sono le condizioni, gli ambienti, i gruppi e perfi noi singoli. Condizione comune e infi nite sfumature interne del mondo giovanile devono essere tenute insieme.
Un terzo elemento concorre a delineare le premesse della nostra rifl essione, e cioè la cultura come ambiente che tutti respiriamo, gli stili di vita che vediamo adottare in maniera plurale e perfi no contraddittoria, gli strumenti tecnici sempre
più sofi sticati di cui giovani e meno giovani ormai disponiamo.

In una situazione di tale complessità ci chiediamo che cosa signifi chi svolgere opera educativa e fare pastorale giovanile. L’uso che ho adottato delle due espressioni potrebbe segnalare in realtà una incertezza di giudizio e una indecisione operativa. Che rapporto c’è tra educazione e pastorale? Sono interscambiabili o vanno distinte?...

S.E. Mons. Mariano Crociata
Segretario Generale della CEI
Roma, 17 novembre 2010