CreGrest 2013 / Everybody

Una sera di inizio estate, lo scorso anno. Processione del Corpus Domini. La via del centro più frequentata, quella delle “vasche” – tanto per intenderci, è vuota e insolitamente silenziosa. In mezzo passa la processione. A un certo punto un’immagine: l’ostensorio che passa in mezzo alle vetrine; pur nel deserto inconsueto di quella sera, erano ancora accese e scintillanti. In bella vista i manichini di plastica, vestiti con gli abiti all’ultimo grido. Non si poteva fare a meno di pensarci; simpatici appendiabiti di plastica, i manichini non potevano nascondere l’inganno sempre presente: per quanto costoso, un vestito non potrà mai prendere il posto di un corpo che, con gesti e parole, può intrecciare relazioni, può dire di sé e del mondo, può scrivere una storia. E allora non senza tenerezza si poteva tornare a quel piccolo pezzo di pane, memoria di un corpo che si offre per amore. Quando l’hanno visto lassù, in cima alla croce, dilaniato dalle ferite e dal dolore, molti avranno pensato al fallimento. Nessuno, credo, avrebbe scommesso che ancora duemila anni dopo, un piccolo drappello di cristiani, nel cuore di una città, se ne sarebbero andati in mezzo a una strada piena di vetrine e manichini a portare un pezzo di pane, dolce memoria dell’unico gesto per cui vale la pena vivere: l’offerta di tutto se stessi per amore. Forse è nato lì il tema del Cre-Grest di quest’anno: perché – pensavo – alle parole non possono non seguire i gesti.
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